Sandro, 12 anni, cresce in una famiglia bresciana benestante. Durante una crociera nel Mediteranno cade in acqua. Tutti lo credono annegato, invece si salva grazie all’intervento di un ragazzino rumeno, che sta viaggiando con la sorella su una nave di clandestini in rotta verso l’Italia. È l’inizio di un’avventura che mostra la crudezza della realtà e lo co- stringe a guardare il mondo con occhi diversi.

Alla proiezione sarà presente una rappresentante di Amnesty International,  a disposizione dei docenti per ulteriori approfondimenti a partire da subito ed anche nelle settimane dopo la proiezione, p.f. annunciarsi direttamente: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. - tel. 091 966 34 74 (signora Chiara Guerzoni)

Sinossi

Sandro, ragazzo di dodici anni, vive con il padre, Bruno, imprenditore del Bresciano, e la madre, Lucia, amministratrice della loro stessa azienda. Durante una crociera in barca a vela nel Mediterraneo dove Sandro, suo padre e un amico di famiglia stanno trascorrendo un viaggio di piacere, Sandro cade in mare dopo essere uscito, di sera, ad ammirare il mare. Quando il padre, (che con l’amico si stava occupando del tragitto da percorrere, sotto coperta), se ne accorge, lo cerca, ma invano. Intanto Sandro, stremato dal freddo e alla deriva, cercando di stare a galla, viene avvistato da un barcone di migranti clandestini. Sfidando la rabbia degli scafisti che vorrebbero ignorarlo, Radu, un ragazzo rumeno di diciassette anni, si tuffa e lo carica a bordo. Lungo il percorso Sandro fa amicizia con chi l’ha salvato e in particolare con Alina, sorella di Radu, nonostante  la lingua diversa parlata, Sandro si sente come loro e soprattutto vicino ad Alina, così bella. Sbarcati in un centro di accoglienza, Sandro rivela la sua vera identità ai soccorritori e sarà ritrovato dai genitori, ai quali chiede di adottare i due ragazzi rumeni. La trafila burocratica però è lunga e dovranno restare ancora ad abitare al centro. I due fratelli, dopo essere stati divisi, scappano dal centro di raccolta profughi e arrivano in treno, fino a Brescia, dove vive Sandro con la propria famiglia

La situazione dei due fratelli è diventata difficile però perché, scappando, i ragazzi hanno infranto la legge e rischiano di essere rimandati nel loro paese. Allora scappano anche dalla casa dove vive Sandro, portando con sé oggetti di valore e soldi. Sentendosi tradito Sandro cercherà di dimenticarli ma riuscirà ancora a raggiungerli dopo una chiamata della sorella di Radu: ciò che scoprirà lo obbligherà a confrontarsi con una realtà per lui inconcepibile fino ad allora....

Approfondimento

Ispirato all’omonimo romanzo di Maria Pace Ottieri, “Quando sei nato non puoi più nasconderti” è un film che descrive attraverso la metafora del viaggio e della caduta in mare, una certa idea della vita, quella del regista Giordana, regista di fama mondiale, già ricompensato a Cannes , Venezia e Locarno, per aver presentato film impegnativi, fondati su temi sociali e politici fondamentali (Maledetti vi amerò/Appuntamento a Liverpool/Romanzo di una strage/La caduta degli angeli ribelli/Pasolini un delitto italiano/I cento passi/La meglio gioventù e altri ancora).

Coinvolgente grazie alla ricostruzione realistica di una scenografia del quotidiano concreto e accessibile a tutti, il film propone attraverso le scene di vita quotidiana, una lettura della realtà diretta, dove il protagonista principale in prima persona passa attraverso esperienze intense di rapporti fra pari; fra adulti e ragazzi; fra genitori e figli che permettono al pubblico di diventare testimone diretto di quelle stesse esperienze, che risuonano come parte della realtà di tutti.

La caduta in mare, che pone il ragazzo e la sua famiglia davanti a momenti di disperazione; l’incontro/salvataggio con il barcone di migranti che provoca gioia ma contemporaneamente orrore di fronte alla condizione di vita dell’equipaggio in cerca di salvezza verso un nuovo paese, raccolti da passatori cinici violenti e disonesti; i legami d’amicizia costruiti fra Sandro e i fratelli rumeni, coloro che lo salvano ma che contemporaneamente lo derubano; il rientro a casa dove tutto sembra poter tornare come prima ma dove invece Sandro scopre i limiti di una realtà ordinata e sicura che sembra impotente di fronte alle ingiustizie a cui pone di fronte la vita quotidiana; sono fra gli episodi più significativi proposti dal film

Tutto questo viaggio rimanda al vivere quotidiano, alla costruzione di relazioni che da un momento all’altro possono rivelarsi dolorose e che obbligano ognuno di noi a rivedere le proprie convinzioni, i propri pregiudizi, le proprie credenze.

Incontri, scambi, cambiamenti, ecco di cosa “parla” questo film, e il regista lo fa usando come sottofondo la vita di un ragazzino che è confrontato, malgré lui in maniera accidentale, a tuffarsi nel mare della vita, a uscire da una realtà parziale, quella della famiglia con cui è cresciuto.

Le scoperte di Sandro all’inseguimento dei suoi amici salvatori, i ragazzi rumeni, lo porteranno a staccarsi dai genitori (viaggio in treno, metafora dell’evoluzione verso l’età adulta) e ancora una volta il film lo descrive attraverso il viaggio come metafora della vita che Sandro trascorre alla ricerca delle proprie convinzioni. Per il ragazzo, ancora una volta, ciò implicherà scoperte incredibili dove quello che si era immaginato sarà molto diverso dalla realtà concreta.

Ne scaturisce che la sola verità che Sandro conosce è che della gente non si sa mai tutto. Anche quando si pensa di poter costruire un legame di fiducia, ecco che gli eventi a cui espone il quotidiano vivere possono  portare a dover rimodellare le proprie credenze fino a capire che le certezze non esistono. Vivere significa essere in divenire

“Nel momento in cui sembra aver consolidato alcune certezze, il regista toglie ogni tassello faticosamente conquistato (Radu non solo non è minorenne, ma ha mentito anche sul suo nome; forse non è nemmeno rumeno, forse lui e Alina non sono fratelli) e ci mette di fronte a uno straniero senza nome”.

Sarà infatti attraverso  il legame con la coppia di nomadi che il regista descrive l’incontro di Sandro in particolare e di tutti i Sandri di questo mondo, con la vita di chi è costretto a fuggire dal proprio paese, di chi deve ricrearsi una vita, di chi non ha certezze, d  chi “abbandona” un paese diventato inospitale a causa della guerra e della miseria, tema attualissimo anche ai giorni nostri e alle nostre latitudini. Ma anche di chi crescendo, scopre che le certezze del passato devono spesso essere modificate per poter far fronte alla vita quotidiana, in perenne mutamento come la vita di ognuno di noi.

Spunti didattici

• la specie umana da nomade a sedentaria
• popoli nomadi /ieri e oggi/popolazioni nomadi in transito in Svizzera
• radici culturali / identità
• diritti civili / diritti dell'uomo / diritti del fanciullo (ONU)
• solidarietà / cosa significa essere solidali / esempi di atteggiamenti solidali nella realtà    di oggi/accoglienza di figli di rifugiati nelle scuole
• rifugiati/politici e economici
• Svizzera/Ticino/Locarnese e rifugiati
• centro rifugiati di Losone

Amnesty International

Amnesty International è un'Organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale.

Il lavoro di Amnesty si basa su ricerche dettagliate e precise, sulle convenzioni internazionali e le disposizioni relative ai diritti umani. Amnesty è un’organizzazione indipendente dai governi, dai partiti politici, dagli interessi economici, dalle ideologie e dalle religioni. I soci e i simpatizzanti sono l’elemento centrale di Amnesty. Uomini e donne che dedicano il proprio tempo, le proprie energie e il proprio sostegno finanziario come gesto di solidarietà nei confronti delle persone vittime di violazioni dei diritti umani. Oltre 7 milioni di persone sostengono Amnesty partecipando a campagne e azioni, con il proprio contributo finanziario e/o in qualità di soci. L'organizzazione ha uffici in 80 paesi  nel mondo. Amnesty riceve fondi solo dai privati e non accetta finanziamenti dagli Stati per garantire così la sua totale indipendenza. 

Spunti di riflessione sul tema DISCRIMINAZIONE

Dove nasce e come si può fermare la discriminazione. L’esempio del linguaggio utilizzato dalla propaganda dei nazisti e degli hutu ci mostra la potenza delle parole nel creare la discriminazione. Ma anche il loro ruolo nel combatterla. 

La discriminazione attuata nei confronti di categorie di persone (es. le donne, gli immigrati, gli omosessuali, i rom) è il risultato di un processo che, partendo da pregiudizi e da conoscenze stereotipate, che non hanno alcun riscontro con la realtà, porta all’esclusione e alla privazione dei diritti. Questo spesso avviene nell’indifferenza e con l’acquiescenza degli “spettatori”, abituati a considerare i “diversi” inferiori, a volte pericolosi, ma comunque meritevoli di un trattamento differente. La ripetizione acritica di frasi fatte, dei “sentito dire”, la lettura e l’ascolto superficiale dei media contribuiscono spesso a creare una percezione di ciò che ci circonda che non rispetta la realtà. Per superare stereotipi e pregiudizi, non solo dobbiamo sviluppare quell’empatia che ci permette di vivere il punto di vista dell’altro, ma dobbiamo anche essere coscienti della differenza tra realtà e percezione. La maggior parte delle informazioni o delle conoscenze che abbiamo della società in cui viviamo, dei fenomeni sociali ed economici, del mondo in generale non è dovuta a esperienza diretta, ma a descrizioni e interpretazioni fatte da altri.

La Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo è stata scritta da uomini e donne che erano stati testimoni diretti o indiretti del genocidio del popolo ebraico in Europa. Le parole del Preambolo della Dichiarazione sottolineano quanto la discriminazione, a ogni livello, possa essere considerata l’inizio e la ragione di ogni atto di questo genere: “Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità.”

Oggi è importante una riflessione sull’uso del linguaggio nel costruire stereotipi discriminatori, evidenti quando si analizzano i genocidi passati, ma che sono presenti anche nel linguaggio intorno a noi. Il linguaggio della propaganda discriminatoria separa prima e disumanizza poi le vittime, toglie loro la dignità di esseri umani e le relega in un universo subumano, pronte così a diventare bersagli. Per le future vittime si usano termini tratti dal mondo animale, perché non sono più uomini (scarafaggi, topi, vipere, cani rognosi, ecc.) o metafore che fanno riferimento alla malattia: queste persone diventano parassiti, bacilli o il cancro che infesta, perciò la loro eliminazione costituisce una operazione lecita e auspicabile (si estirpa un cancro, si guarisce la società dalla malattia ecc.). E così che il semplice fatto di pronunciare determinate parole rende accettabili e addirittura produce immensi massacri di uomini, donne e bambini.

“Voi eravate pienamente consapevoli del potere delle parole e avete usato la radio e i mezzi di comunicazione per disseminare odio e violenza. Senza machete, armi da fuoco o di altro genere avete causato la morte di migliaia di civili innocenti”. Con queste parole, il 3 dicembre 2003, il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (ICTR) ha condannato all’ergastolo per genocidio, incitamento al genocidio e crimini contro l’umanità, Ferdinand Nahimana, co–fondatore della Radio Télévision Libre des Mille Collines di Kigali e Hassan Ngeze, direttore e redattore del giornale Kangura. Il tribunale ha quindi riconosciuto il contributo dato da questi media, ed altri mezzi di informazione, nel fomentare l’uccisione di circa 800.000 ruandesi, la maggior parte della minoranza tutsi, nel 1994, con una campagna durata mesi. Uno degli slogan trasmessi da radio des Milles Collines per incitare gli hutu a massacrare i tutsi era: “per uccidere i topi grandi bisogna uccidere i topi piccoli.”

Anche da noi giornali e televisione esercitano una forte influenza usando semplicemente la parola e il loro linguaggio è uno strumento che plasma i sentimenti e che agisce sulla percezione dell’opinione pubblica e dell’immaginario collettivo, crea timori ed insicurezze, alimenta stereotipi e pregiudizi che preparano a rendere indifferenti al destino degli altri.

Secondo un rapporto di Human Rights Watch, gli osservatori dei media ed i rappresentanti di Organizzazioni Non Governative contro il razzismo sono sempre più preoccupati per la rappresentazione negativa degli immigrati e delle minoranze, compresi i rom e i sinti, nelle cronache dei media e per l’impatto che tali comunicazioni hanno sulla percezione pubblica. “Da uno studio condotto dall’Università della Sapienza di Roma è emerso che solo l’uno per cento delle notizie sugli stranieri non sono riferite a questioni di criminalità o sicurezza – un dato statistico che Navi Pillay, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha definito “sbalorditivo.” Le conseguenze sono un crescente razzismo che pervade sempre più la vita quotidiana e influenza le relazioni sociali. Per questo motivo non possiamo abbassare la guardia.

Quali sono gli antidoti? Informarsi, leggere correttamente la realtà che ci circonda, lottare contro l’indifferenza, sviluppare l’empatia verso i nostri simili.

Sempre il Preambolo della Dichiarazione Universale indica anche una strada per mantenere e proteggere la libertà e la pace: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.”

Quando il «rifugiato», lo «straniero» diventa un volto, un nome, un amico cambia tutto e riusciamo a riconoscere in lui la stessa umanità che sentiamo in noi stessi. Ogni reato discriminatorio parte dal disconoscimento di questa comune umanità.

La sezione svizzera di Amnesty International può proporre delle formazioni interattive per riflettere con gli studenti su questo tema. A partire dal loro quotidiano e dal loro vissuto possiamo insieme arrivare a una riflessione sulla discriminazione e il dispetto dei diritti fondamentali.

Bibliografia

per gli insegnanti

• Aa.Vv., Come un uomo sulla terra, Edizioni Infinito, 2008 (libro + DVD)
• Aa.Vv., Rondini e ronde. Scritti migranti per volare alto sul razzismo, Mangrovie, 2010
• Consiglio d’Europa, Rapporto di Thomas Hammarberg Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa
• ECRI (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza), Rapporto annuale sul razzismo in Europa
• G. Favaro – M. Napoli, Come un pesce fuor d’acqua. Il disagio nascosto dei bambini e dei ragazzi immigrati, Guerini, Milano 2002
• G. Favaro – M. Napoli (a cura di), Ragazze e ragazzi nella migrazione. Adolescenti stranieri: identità, racconti, progetti, Guerini, Milano 2004
• G. Del Grande, Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo, Edizioni Infinito, Roma 2008 G. Del Grande, Il mare di mezzo. Al tempo dei respingimenti, Edizioni Infinito, Roma 2010
• L. Incisa di Camerana, Il grande Esodo. Storia delle migrazioni italiane nel mondo, Corbaccio, Milano 2003
• L. Guadagnucci, Parole sporche. Clandestini, nomadi, vu cumprà: il razzismo nei media e dentro di noi, Altraeconomia, Milano 2010
• Human Rights Watch, L’intolleranza quotidiana. La violenza razzista e xenofoba. Scaricabile online (www.hrw.org/node/97236)
• G.L. Mosse, Il razzismo in Europa, Laterza, Roma–Bari 2009
• M. Sanfilippo, Faccia da italiano, Salerno edizioni, Roma 2011
• R. Sorgato, Cuori nel pozzo. Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone, Marsilio, Venezia 2010
• G.A. Stella, L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi, BUR, Milano 2004
• P. Bakolo N’goi, Un tiro in porta per lo stregone, Africa’70, Milano 1994
• E. Colfer, Benny e Omar, Le Monnier Scuola, Firenze 2009
• M. Dazzi, L’Albania di Matilde è sempre meravigliosa, Berti, Piacenza 2001
• C. Elliott, Il barcone della speranza, Ed. Il mulino a Vento, Milano 2009
• M. Fabbro, Cose di questo mondo, DeAgostini, Novara 2005
• A. Michetti, S. Moussa Ba, La promessa di Hamadi, De Agostini, Novara 2008
• M. Papeschi, Le strade di Amid, Mondadori Scuola, Milano 2006
• I. Silone, Fontamara, Mondadori Scuola, Milano 2000
• M. Turra, Il mondo del palazzo, Einaudi Ragazzi, Torino 2011
• J. Vahocha, Si è fatto giorno. Storia di un ragazzo del Mozambico che partì per l’Italia, Emi, Bologna 2002
• V. Zucconi, Stranieri come noi, Einaudi Scuola, Milano 1993

Ulteriore approfondimento

Il discorso che Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, ha pronunciato il 3 ottobre in Senato in occasione della prima Giornata nazionale per la memoria delle vittime dell'immigrazione: http://www.monasterodibose.it/priore/conferenze-e-omelie/conferenze/10897-io-sono-stato-straniero