Alfred Hitchcock, USA 1959, v.o. inglese, st. italiano, 136’, da 12 anni
con Cary Grant, Eva Marie Saint, James Mason, Leo G. Carroll, Martin Landau…
Al Palacinema
In collaborazione con il Circolo del cinema Locarno
Un uomo di nome Roger O. Thornhill lavora come agente pubblicitario in Madison Avenue e un giorno viene scambiato per un agente del governo da una gang di spie. Sarà coinvolto in una serie di disavventure e inseguito attraverso tutti di gli Stati Uniti sia dalle spie che dal governo. Nella fuga viene aiutato da una bellissima bionda che forse non si rivelerà essere la persona che pensava.
Sinossi
Roger Thornhill è un pubblicitario newyorkese risoluto e dalla battuta pronta. In un giorno qualunque della sua vita frenetica, per un equivoco viene scambiato per un certo George Kaplan da due uomini che lo sequestrano e lo conducono in una villa fuori città. Là Thornhill viene minacciato da un uomo al quale cerca di spiegare con insofferenza la propria estraneità alle accuse. Interpretando il suo atteggiamento come una risoluta mancanza di collaborazione, il rapitore lo costringe ad ubriacarsi e lo mette alla guida di una macchina cercando di simularne un incidente. Thornhill riesce tuttavia a destreggiarsi fra gli stretti tornanti della strada e guida ubriaco in piena notte finché non viene fermato dalla polizia. Quando riprende i sensi e racconta la sua storia, nessuno pare disposto a credergli e, tornato nella villa dove era stato condotto la sera precedente, trova una donna che sostiene di conoscerlo e giura di averlo visto bere durante un cocktail. Sfiduciato dalla polizia, dal suo avvocato e da sua madre, Thornhill non pare disposto a lasciar perdere e inizia un'indagine per trovare il vero George Kaplan e far luce sulla vicenda.
Approfondimento
Il finale, in cui i due si arrampicano sui ritratti dei presidenti americani scolpiti sul monte Rushmore, è passato alla storia. Ma ancora più magistrali sono i sette minuti senza dialogo che precedono l’attacco a Thornhill, solo in mezzo alla prateria, da parte di un biplano: una lezione di suspense inarrivabile, dove vengono ribaltati tutti i cliché della paura e la tensione nasce dall’assoluta mancanza di quegli elementi che provocano angoscia. Dissezionato da psicoanalisti, semiologi e critici d’ogni specie, diverte ed emoziona ancora ogni volta che lo si vede. Tutti i temi classici hitchcockiani (i giochi delle apparenze, gli scambi di persona, l’itinerario iniziatico della coppia, l’ambiguità della figura femminile), una grande intelligenza e un umorismo sottile sono profusi in ogni inquadratura: di certo tra i migliori Hitchcock di sempre, abilmente sceneggiato da Ernest Lehman. Testo dal Circolo del cinema Locarno (Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini & Castoldi, 2013)
Alfred Hitchcock - Il mago del brivido
Tra i maggiori registi cinematografici del Novecento, Hitchcock è considerato il grande maestro della suspense cinematografica, per la straordinaria capacità di creare con i suoi film attesa, sorpresa e paura nello spettatore. Nel narrare storie in cui la normalità all'improvviso si rivela ricca di pericoli, il regista inglese ha saputo affascinare il pubblico terrorizzandolo e facendo riprovare a ognuno di noi le emozioni dell'infanzia, quando si teme il buio perché sembra nascondere presenze inquietanti.
Hitchcock, nato nel 1899 a Leytonstone, vicino a Londra, entrò in contatto con il mondo del cinema nel 1920, dopo aver frequentato la scuola di ingegneria e navigazione e aver seguito corsi di disegno all'università di Londra. Si affermò definitivamente come regista con Il pensionante (1926), ispirato alla vicenda di Jack lo Squartatore, con il quale inaugurò l'abitudine di firmare ogni suo film facendovi una brevissima apparizione. Per la prima volta, inoltre, affrontò il tema dell'innocente accusato ingiustamente, ripreso spesso anche in seguito, come in Il club dei trentanove (1935), Il ladro (1956), Intrigo internazionale (1959).
In tutta la sua opera Hitchcock mirò a coinvolgere costantemente il pubblico, evitando pause e rallentamenti nel ritmo. Come più volte ebbe modo di sostenere, non è infatti lo scoppio di una bomba a creare suspense, quanto la consapevolezza che una bomba sta per esplodere. così in L'uomo che sapeva troppo (1934, poi rifatto dal regista nel 1956) ideò una scena di grande tensione, ambientata durante un concerto alla Albert Hall di Londra e basata sul frenetico tentativo di impedire un omicidio previsto per il momento in cui un colpo di piatti coprirà lo sparo.