di Vito Robbiani - Svizzera 2014 - 60’ (v.o.italiano/s.t.f/t)
in presenza del cast - introduzione da parte di un responsabile delle Giornate di Soletta
Silvio, 50 anni di origine sarda, amante della musica jazz e del karaoke, è il gerente del ristorante con alloggio “Stella d’Oro”, costruito più di 100 anni fa sulle sponde del Lago Maggiore a Tenero. Da qualche tempo la struttura ospita, oltre ai sempre più rari turisti, anche dei richiedenti l’asilo. L’edificio ha però i giorni contati, minacciato da un progetto edilizio per un nuovo complesso residenziale.
Sinossi
Silvio, 50 anni di origine sarda, amante della musica jazz e del karaoke, è il gerente dello “Stella d’Oro”, un ristorante con alloggio costruito più di 100 anni fa sulle sponde svizzere del Lago Maggiore. Da qualche tempo la struttura ospita, oltre ai sempre più rari turisti, anche dei richiedenti l’asilo. L’edificio ha però i giorni contati, minacciato da un progetto edilizio per un nuovo complesso residenziale. Nell’attesa, i giorni che rimangono sono segnati dallo scorrere della vita, in un luogo dove s’incrociano storie e sogni di persone di culture e origini diverse. Stella Ciao è il ritratto dell’ultimo anno e mezzo di esistenza di un luogo particolare, uno spaccato di vita unico e irripetibile, colto poco prima della sua distruzione.
Note dell'autore
La pensione Stella d’Oro è stata, durante i suoi due ultimi anni di esistenza, un vero e proprio microcosmo, un formicaio brulicante di vita dove si sono incontrati uomini e donne di paesi e culture diverse, tutti in transito. Silvio, il gerente di cinquant’anni, arrivato dalla Sardegna, ha lavorato una vita per iniziare un’attività tutta sua Maria, la donna delle pulizie portoghese che ha lasciato la sua terra d’origine per cercare lavoro; i richiedenti l’asilo, con il loro carico di vicende personali, di sofferenze, di speranze; i turisti, ognuno con la propria origine e le proprie aspettative. E non da ultimi i residenti di Tenero, i fedeli clienti del ristorante-pensione che animavano il locale durante le serate dedicate al jazz e al karaoke che Silvio era solito organizzare.
La decisione di accettare gli asilanti è stata per Silvio una scelta non facile. Ma il timore di vedersi un giorno le ruspe arrivare in giardino, e la progressiva diminuzione della clientela, hanno contribuito a convincerlo. Inaspettatamente questi nuovi ospiti gli hanno dato un nuovo slancio e un ruolo diverso da quello del semplice gerente. Anche loro, proprio come successe a lui 35 anni prima, sono arrivati in Svizzera cercando una vita migliore.
“Stella Ciao”ha molteplici livelli di narrazione. Le “modine” che svettavano sulla pensione sono l’annuncio di una fine imminente, e sono in relazione con gli asilanti in attesa di una risposta riguardo al proprio futuro in Svizzera. Per il territorio, con la chiusura e la distruzione del palazzo, è invece il ricordo materiale di un passato centenario ad essere finito in polvere. Una struttura che ha ospitato i viandanti diretti in Italia che ad inizio novecento si fermavano con la diligenza. Un albergo che fu acquistato da uno zio delle ultime due proprietarie, quando rientrò dalla California ricco e pieno d’idee.
Le vicissitudini della Stella d’Oro sono l’esempio di un paese in totale contraddizione, che se da un lato investe massicciamente nel mattone, spesso degradando il paesaggio, dall’altro non vuole accogliere nuovi cittadini, soprattutto se non sono dei buoni contribuenti.
Al posto dell’albergo Stella d'Oro, e nel resto dei terreni circostanti destinati a piano di quartiere dal Comune di Tenero, sorgerà uno degli ennesimi progetti residenziali “high standing”160 appartamenti). Spazi d’abitazione destinati probabilmente anche a stranieri, ma costruiti da imprenditori svizzeri.
Il nostro è un paese che non sa bene cosa fare con chi bussa alla sua porta e che per indecisione li parcheggia ai margini, laddove non arrecano troppo disturbo.
Una nazione che dimentica di essere stata costruita da stranieri(vedi votazione contro l’immigrazione di massa), e che dissolve le proprie radici e i propri paesaggi sull’altare del profitto. Quello dell'edilizia forsennata è, in Ticino e in Svizzera, un tema molto sentito, basti pensare alle recenti votazioni sulle residenze secondarie.
Una società che si è abituata ad accettare lo sconvolgimento del proprio territorio, che inevitabilmente sconvolgerà il nostro vivere e il nostro essere animali sociali.
Note di Seraina Rohner, direttrice delle Giornate di Soletta
Si può chiamare «Stella Ciao» un film romantico? Non sembra evidente per un documentario! Però Silvio, questo locandiere pragmatico, sa trasmetterci tutto un insieme di sentimenti che riscaldano il cuore: la sua umanità, il suo voler bene, e poi una profonda nostalgia…
È vero che l’impegno di Silvio è idealistico. Ci vuole coraggio per ospitare richiedenti asilo in un albergo consacrato alla demolizione. «Inutile», avrebbe detto qualche altro padrone di casa, vista la fine inevitabile della faccenda. Però Silvio non pensa al futuro in termini di problemi. Ben trent’anni fa dalla Sardegna emigrò in Svizzera, e nemmeno lui poteva immaginare che ci sarebbe rimasto per così tanto tempo. «Non si sa mai nella vita.» Silvio l’ha vissuto e incarnato questo approccio fatalistico sull’esistenza, ed è forse per questo motivo che riesce a trasmettere un po’ di speranza ai suoi ospiti nigeriani, algerini e tunisini.
Quando il nostro comitato di selezione ha visto il film di Vito Robbiani, lo ha interpretato come un potente manifesto sul rispetto della vita propria e altrui. Magari è proprio l'ingenuità che fa dal piccolo gesto di Silvio un atto romantico. Un atto che non ci fa sentire in colpa, ma che semmai ci fa soffrire un po', assieme a lui.
(Per gli spunti didattici vedi scheda “Schweizer Helden/Eroi svizzeri”)