Todd Haynes, USA 2017, 125’, francese / s.t. francese, traduzione nella lingua dei segni
in collaborazione con: Locarno Festival, Federazione Svizzera dei Sordi, ilissi

Rose e Ben sono due bambini sordi che vivono in epoche diverse. Entrambi sognano una vita differente e così, in due vite parallele a cinquant’anni di distanza uno dall’altra, si ritrovano a scappare di casa per dirigersi verso New York. Rose spera di incontrare il suo idolo, una celebre attrice del cinema muto e Ben segue un indizio che potrebbe portarlo ad incontrare finalmente il padre mai conosciuto.

LE MUSÉE DES MERVEILLES – LA STANZA DELLE MERAVIGLIE (Wonderstruck)

Il film sarà tradotto da Gaby Lüthi e Giancarla Calitri nella lingua dei segni

La collaborazione con la Federazione Svizzera dei Sordi e ilissi (Interpreti Lingua dei Segni della Svizzera Italiana)

Da alcuni anni Ilissi, l’associazione degli interpreti di lingua dei segni della Svizzera italiana, in collaborazione con la Federazione svizzera dei sordi, lavora per rendere accessibili gli eventi culturali di diverso tipo alle persone sorde.

La traduzione in lingua dei segni permette la piena partecipazione dei sordi alle manifestazioni culturali da cui sono stati esclusi finora. Concerti, spettacoli teatrali, visite ai musei, proiezioni cinematografiche : la vita culturale può essere finalmente scoperta anche dalle persone sorde.

La semplice trasposizione in lingua dei segni non è però sufficiente, occorre conoscere profondamente la cultura della comunità sorda, culla della stessa lingua dei segni, per poter interpretare nel modo più adatto il brano musicale piuttosto che il testo teatrale oppure le battute di un film. Fondamentale è dunque la stretta collaborazione con le persone sorde durante la preparazione della traduzione dell’evento.

‘’Le musée des merveilles’’ ci fornisce un’occasione preziosa: portare ai sordi una storia che parla di loro, di come noi udenti interpretiamo la vita dei sordi. Sarà interessante per entrambe le comunità poterne avere uno scambio equo, dopo che anche i sordi avranno potuto avere completamente accesso al film.

Sinossi

Basato sull’omonimo romanzo di Brian Selznick, “Wonderstruck” (Le musée des merveilles) ripercorre le vicende di due ragazzini che, in epoche diverse, hanno sognato un’altra vita. Nel 1927, in New Jersey, Rose, sordomuta, contempla New York dove non ha il permesso di andare e si appassiona alla carriera di un’attrice. Nel 1977, 50 anni più tardi, in Minnesota, Ben, sordo in seguito a un incidente, sogna il padre mai conosciuto. Quando, tra le cose della madre morta di recente, il ragazzino scopre l’indizio che potrebbe portarlo da lui, e quando Rose viene a sapere che il suo idolo sta per andare in scena nella Grande Mela, i due si lanciano in una ricerca che li condurrà a New York. (Locarno Festival)

Approfondimento

L’uomo è animale sociale, nato per il dialogo e forme di conoscenza sempre nuove. Ben e Rose sono condannati all’esilio sonoro di un mondo in cui il rumore è vita. Lo decriptano con mezzi anacronistici. La ragazza anni Venti impara la lingua dei segni, il bambino anni Settanta vive solo di penna e taccuino, occasionalmente trovati per via. Radici in contrasto in un tessuto di cambiamenti e scoperte tecnologiche che Haynes descrive con la sapienza di un linguaggio costruito su moduli diversi. Il bianco e nero che accompagna Rose ha il sapore del passato ma al tempo stesso racconta una bambina che è nata e cresciuta lontana dalle voci e trova il suo piccolo idolo di bimba in un’attrice del cinema muto, costruito su un bicromatismo rigido, in una sfera dove tutti sono uguali a lei. Nessuno parla se non attraverso il labiale. Nessuno è costretto a udire, ma tutti devono “sentire”.

Quello che certamente colpisce nel film di Todd Haynes, è il complesso argomentare sul concetto di conservazione degli oggetti e della relativa memoria che ogni cosa riesce a trattenere. Si tratta di qualcosa così semplice e scontato da diventare spesso difficile da raccontare, perché facilmente fraintendibile con la passione o l’ossessione per il normale collezionismo.

Wunderkammer letteralmente significa “camera delle meraviglie”. Il nome, appartenente ad un’antica tradizione europea, indica una sorta di museo dove viene accumulata senza ordine prestabilito qualsiasi cosa che possa destare stupore, meraviglia. Le Wunderkammer sono considerate i prototipi degli odierni musei di storia naturale e possono essere accomunate ai “gabinetti delle curiosità” tipici del rinascimento italiano. Quello che spingeva alla creazione di una Wunderkammer era il desiderio, o forse il bisogno irrefrenabile, di riunire in un luogo protettivo e magicamente astratto dalla realtà una campionatura del mondo il più possibile estesa. La Wunderkammer era un microcosmo a parte generato secondo le regole di un demiurgo che attingeva dal mondo circostante, trasformando una comune stanza in un museo del mondo, in un tempio consacrato all’accumulo e al possesso.

L’aspetto più sorprendente de “La stanza delle meraviglie” di Todd Haynes è l’attenta e preziosa ricostruzione di una vera Wunderkammer allestita in occasione di una mostra sull’origine dei musei all’interno del Museo di Storia Naturale di New York, nel 1927. Il lavoro di visualizzazione è stupefacente, in ogni dettaglio, dai singoli pezzi esposti nella collezione, al catalogo d’epoca, pieno di antiche stampe e precise spiegazioni didattiche. Le scenografie sono firmate da Mark Friedberg, prezioso collaboratore di autori del calibro di Wes Andeson, Martin Scorsese e Jim Jarmush e sono sapientemente spalleggiate dai costumi di Sandy Powell, qui in veste anche di produttore esecutivo. (Stefano Bessoni)

La colonna sonora

Delicatissimo il tasto della colonna sonora, caro a Haynes, esperto di musica che conferma la propria attitudine e i suoi interessi. Tra i tanti titoli spiccano “Space oddity” di David Bowie e “Also sprach Zarathustra” di Richard Strauss, diventato celebre per lo stacco più famoso del cinema mondiale in “2001 Odissea nello spazio”. Questa citazione non è da considerarsi un omaggio al cinquantenario del film perché non va dimenticato che “La stanza delle meraviglie” è del 2017, un anno prima del celebre compleanno. Piuttosto, entrambi i brani, ripetuti in più occasioni a marcarne l’importanza, sembrano fare più esplicito riferimento agli spazi immensi del cosmo dove il silenzio è sovrano e “navigano” i protagonisti immersi anch’essi in un’odissea. Ognuno alla ricerca di qualcun altro perduto nel nulla. Ognuno perso nel suo universo di silenzio. Ma sono le note di Strauss – che nel capolavoro di Kubrick accompagnano ed enfatizzano la scoperta dell’arma da parte dei primati – a sottolineare anche qui che un nuovo mondo è possibile. E per una verità che si perde o un sogno che non si conquista è pronto l’abbraccio di un cuore inaspettato.

Spunti didattici

• Per sapere di più sulla lingua dei segni vedi il Link https://www.sgb-fss.ch/it/
• fai una ricerca sull’ autore del libro Brian Selznick
• leggi il libro e confrontalo con il film
• vai a visitare il Museo cantonale di storia naturale di Lugano: trovi delle similitudini con il museo di New York?